Progetto CRA Aperta:
la CRA e la Comunità
Insieme per prenderci cura degli anziani della nostra città

La Beata Vergine delle Grazie insieme alla Diocesi di Bologna e in collaborazione con il Comune di Bologna, l’Az. USL di Bologna e l’Università di Bologna, ha avviato un nuovo progetto dedicato alle persone anziane della nostra comunità che vivono ancora stabilmente presso il loro domicilio e a chi si prende cura di loro. Lo scopo del progetto è sperimentare un nuovo modello di assistenza domiciliare integrato con i servizi sanitari-sociali esistenti e con il coinvolgimento della comunità territoriale.
Le persone anziane a casa devono sentirsi protette e accompagnata, da servizi, da relazioni, da cure pronte e disponibili al domicilio, da attività, anche a distanza, che coltivino interessi per mantenere l’attenzione ai valori ed al senso della vita. L’emergenza causata dal Covid-19 ha messo in luce tutte le fragilità degli anziani evidenziando il bisogno di ripensare l’assistenza a domicilio e di integrare i servizi già esistenti con una rete di sostegno comunitaria per prevenire situazioni di isolamento ed emarginazione.
L’esperienza e le competenze presenti all’interno della nostra Casa di Accoglienza per anziani saranno estese alle persone anziane che vivono al loro domicilio e ai loro caregiver.
La CRA a servizio della Comunità rappresenta un prezioso punto di riferimento per promuovere benessere e qualità di vita per le persone anziane del contesto territoriale. Per anziani e caregiver avere vicino un punto di riferimento e un’equipe dedicata che li accompagni è un valore importante, è garanzia di protezione e sicurezza. Un’equipe specializzata e interconnessa, formata da professionisti provenienti da diversi ambiti della cura e dell’assistenza, si occupa di individuare e accompagnare gli anziani più fragili e “invisibili”, che vivono nei quartieri Santo Stefano e Savena. L’equipe rappresenta un punto di raccordo fra il sistema dei servizi sanitari e sociali, i professionisti, le realtà del Terzo Settore e parrocchiali attive nella comunità, per poter così rispondere insieme e nel modo più efficace ai bisogni delle persone anziane.
PARTNER DI PROGETTO
Azienda Usl di Bologna, Comune di Bologna Area Welfare e Benessere di Comunità, Università di Bologna Dipartimento di Psicologia, Diocesi di Bologna, Casa di Accoglienza Beata Vergine delle Grazie, Parrocchie della Zona Pastorale Mazzini.
DESTINATARI
- Persone anziane sia autonome che in situazioni di fragilità che vivono al loro domicilio nel territorio dei quartieri Santo Stefano e Savena (contesto territoriale di riferimento della CRA Beata Vergine delle Grazie)
- Caregiver formali ed informali impegnati nell’attività di cura
- La Comunità
ancora
Parliamo di anziani e dei servizi a loro dedicati, parliamo di noi e della nostra città
A cura di Cristina Malvi, volontaria Cabina di regia progetto Cra Aperta
Ciò che è semplice non è quasi mai facile perché richiede cambiamenti di prospettiva, immaginazione, capacità di innovazione, volontà, buona volontà. Occorre volgere lo sguardo al prossimo, anche il nostro prossimo vicinissimo, quello che abita sul nostro pianerottolo, che fa la spesa nel nostro supermercato, che si siede nella panchina del parco pubblico accanto a casa nostra. In sociologia queste azioni sono classificate col termine di intercettazione del bisogno. Le azioni che contrastano l’isolamento rientrano nel welfare di prossimità. E il welfare di prossimità lo si agisce insieme alla comunità, parola “ombrello” molto di moda.
Sembra semplice pensare l’aiuto ai propri vicini ma spesso noi affidiamo questa attività ai servizi, che riteniamo ottimi alle nostre latitudini. Medicina di famiglia, ospedali, servizi sociali territoriali, assistenza infermieristica, centri diurni, case residenze per anziani, associazioni, patronati, poliambulatori, case della salute e ora anche case della comunità (appunto la comunità). Tutti rigorosamente separati gli uni dagli altri, tutti eccellenti e con ottimi operatori, qualificati e professionali.
Ma per agire il welfare di prossimità concretamente, per intercettare il bisogno che non arriva ai servizi, per aiutare le persone che sono davvero sole e fragili, per monitorare il loro benessere costantemente nel tempo, per rispondere al bisogno di vita che ancora li anima, occorre un progetto che colleghi i servizi, un luogo riconosciuto e di fiducia e una figura professionale che sia un riferimento. Serve integrazione fra le capacità professionali dei diversi operatori che sono “in servizio” nelle istituzioni pubbliche e nelle strutture private accreditate e quella dei volontari che lavorano nelle associazioni che frequentiamo. Se questo avviene si realizza una rete, che è quello che serve per catturare coloro che tendono a perdersi nelle maglie della burocrazia socioassistenziale. Perché nella nostra società o sei dentro o sei fuori dai servizi e anche se sei dentro non sempre la rete si accorge di te. Spesso, anche se sei dentro, la rete dell’assistenza erogata può essere frammentata, discontinua, incompleta rispetto a quello che hai e quello che vorresti avere o potresti aspettarti. Occorre un progetto costruito sulla persona sia essa fuori o dentro i servizi, sia ospite di una casa residenza per anziani o sia residente a domicilio.
Occorre ascoltare, dialogare e confrontarsi fra professionisti, operare aggiustamenti fra le aspettative e le possibilità. Il progetto CRA Aperta della Casa di Accoglienza Beata Vergine delle Grazie di Bologna cerca di fare questo, trovare soluzioni flessibili concordate fra i punti di vista degli operatori appartenenti a servizi diversi. Cerca soluzioni che incontrino i desiderata della persona alla quale si rivolgono e che rispondano alle sue esigenze. Questa filosofia lavorativa è faticosa per i professionisti abituati al tradizionale modus operandi che offre servizi e risposte standardizzati. L’operatore è costretto a immaginare scenari nuovi, mettersi nei panni della famiglia o della persona assistita, ma con l’aiuto dei colleghi può cambiare prospettiva e punto di vista, deve un po’ sognare risposte possibili forse mai sperimentate prima.
Operatori, anziani, caregiver, volontari devono sperimentare insieme una forma di intelligenza collettiva e creativa, dove il setting lavorativo cambia continuamente e tutti si adattano al bisogno e alla soluzione personalizzata che porta il migliore risultato possibile, non alla facile soluzione preconfezionata e sperimentata nel tempo.